Diario Partigiano

Una storia di Resistenza

Archivi per il mese di “dicembre, 1943”

Il Battesimo del Fuoco

E’ l’alba.

Il Ten. Rocca dà l’allarme, è in corso un attacco tedesco verso la nostra base. Il tenente ci dispone dietro a postazioni naturali, io sono dietro ad un grosso castano. Ci troviamo a poca distanza uno dall’altro, ai margini della borgata, giù verso il sentiero. L’ordine è di non sparare prima del suo segnale.

Tendo l’orecchio, c’è un silenzio impressionante, guardo il mio compagno che si fa il segno della croce e penso stia pregando. Quei minuti di attesa sono stressanti, tremo, vedo elmetti che si muovono verso di noi, silenzio, poi qualche fruscio.

Sono in possesso di un fucile 91 con diversi caricatori: è il mio primo scontro armato, “il battesimo del fuoco“. Attendo, imbraccio l’arma, poi ecco il segnale: si apre il fuoco, raffiche di mitraglietta da tutte le parti, bombe a mano, fragore di colpi. La fifa mi passa e sparo sino a che l’arma si surriscalda. I tedeschi devono esser molti, non ho idea della durata della cosa. Ad un tratto sento chiamarmi per nome: è il Ten. Rocca che mi fa cenno di venire via.

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Gloria ai Martiri della Libertà

Questi i nomi dei cinque partigiani del Tenente Rocca caduti in combattimento a Calcinere il 30 Dicembre 1943:

OLMO Paolo
anni 19

NEGRINI Orazio
anni 19

DI MURI Libero
anni 21

TESCARI Luigi
anni 19 medaglia d’argento

MANTELLI Bruno
anni 18

Comunicato

Diversi incidenti hanno dimostrato in questi ultimi tempi come l’attività di ribelli e bande abbia potuto aumentare unicamente perché essi vennero aiutati da elementi sconsiderati della popolazione.
I ribelli e le bande operano sia direttamente che indirettamente sempre a danno della collettività.
Pertanto si rende noto che, anche il solo fatto di sopportare o sottacere la presenza il una località di singoli o più banditi o ribelli, verrà ritenuto quale complicità e punito con mezzi draconiani (incendio e morte).
Solo la segnalazione tempestiva ed immediata di tutti i sintomi di attività di ribelli e banditi può salvaguardare la vita e la proprietà di ogni singolo 


Vigilia di Natale

E’ la sera della vigilia di Natale, alcuni giovani si improvvisano cuochi e si danno da fare per mettere insieme una cena un po’ natalizia e intanto cantano, sono allegri, qualcuno suona la chitarra. E’ il mio primo Natale da partigiano e malgrado l’atmosfera mi sento triste, poiché è il secondo che trascorro lontano dai miei. Penso a mia madre, ai miei fratelli e so che è un brutto Natale anche per loro.

Sono le 19. Scendo in Paesana, passo davanti ad una grande chiesa, sento cantare: sono canti natalizi che mi ricordano gli anni passati nell’ospizio dove la sera di Natale ci facevano assistere a ben tre messe consecutive ed io non vedevo l’ora che tutto finisse per andare a scoprire i pochi doni che le suore ci avevano preparato. Entro in chiesa, si prega, assisto alla messa, canticchio insieme a tutta quella gente, quindi esco per tornare alla base partigiana. La gente mi guarda senza parlare; io mi sento più rincuorato.

La mattina seguente vorrei far ritorno alla mia base in Val Varaita, ma ancora una volta il Ten. Rocca mi convince a rimanere dicendomi che, essendo sotto le feste di fine anno bisogna cercare di trascorrere quei giorni il più possibile in tranquillità.

Rimasi, ma non fu così.

Il Parroco di Monasterolo

Intervista fatta al Parroco di Monasterolo, alla sua persona di servizio e ad un altro parrocchiano – di cui non ricordo il nome.

……………i tedeschi giunti subito dopo l’8 Settembre a Monasterolo occupano la casa parrocchiale ed il Comune e ne fanno una loro base. Agli incroci principali delle strade piazzano le loro mitragliatrici: le strade di questa zona portano verso Scarnafigi (dove esiste un modesto campo di aviazione già da loro occupato) e verso Savigliano e Cavallermaggiore, via di comunicazione molto importante per i tedeschi. La sera del 20 Dicembre 1943 verso le ore 24 un camion carico di partigiani al comando di Zama giunge dalla strada di Scarnafigi, i partigiani sono diretti, o forse provengono, da una azione di sabotaggio quando incappano in uno dei posti di blocco tedeschi.

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Il Comandante Zama

Quella notte stavamo dormendo nella sacrestia della chiesa di Santa Brigida, quando all’improvviso entrarono due uomini con le armi spianate i quali vollero sapere come mai non c’era un servizio di guardia; pieni di sonno spiegammo che il servizio era stato predisposto, ma il ragazzo che dopo il cambio era subentrato, vinto dal sonno si era riaddormentato lasciando praticamente scoperto il turno di guardia.

Dopo un severo rimprovero i due si presentarono uno come comandante Zama (Edoardo Zamacois Ecuadoriano), ufficiale inglese paracadutato nelle retrovie del fronte, catturato ed incarcerato, quindi fuggito dopo l’8 Settembre; con lui c’era Dario, uomo anziano, alto, che si presentò come Commissario Politico. Entrambi appartenevano ad un gruppo di partigiani con base ad Agliasco sopra Paesana.

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A piedi fino a Piasco

Con alcuni amici e coscritti di Carignano – Rocchia, Gasverde, Brusa Domenico, Gennero Bartolomeo ed altri di cui non ricordo il nome – salii sul trenino della SATIP diretto a Saluzzo. Come clandestini raggiungemmo Costigliole di Saluzzo e salimmo poi a piedi verso la frazione Ceretto di Costigliole ove si erano raccolti una quindicina di giovani che formavano un gruppo partigiano al comando di un certo “Menelich“; apparirono subito poco chiare le attività della banda che lasciammo alcuni giorni dopo.

Con me restarono tre compaesani: Gasverde , Brusa e Gennero, gli altri se ne tornarono a casa dopo alcune brutte esperienza vissute in quei giorni di permanenza nella banda.

Il 10 Dicembre 1943 noi quattro a piedi attraverso i sentieri nei boschi raggiungemmo Piasco dove ci segnalarono una base partigiana a Santa Brigida; ci dirigemmo verso quella località e in una Chiesetta trovammo alcuni partigiani tra i quali ricordo bene Osvaldo e Levi Isacco, (quest’ultimo proveniente da una famiglia ebrea di Saluzzo). In quel gruppo ci sentimmo più tranquilli e sicuri, si parlava di comandi e di contatti con altre basi già organizzate nella Val Varaita, si delineavano le prime forme di organizzazione inesistenti nella banda precedente che addirittura cercava di evitare.

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